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La vittima - Virtuale Concreto

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La vittima

Virtuale/Concreto

AL CENTRO DELLA RETE

Falsi affitti (puntata del 25-03-2010)

Truffe online (puntata del 20-02-2010)

Contro le truffe online (puntata del 06-02-2010)

Il cyberinviato Moreno Morello (puntata del 05-02-2010)

Truffe informatiche (puntata del 26-01-2010)

Vendite online (puntata del 28-02-2009)

(tratte da: Striscia la notizia , Canale 5)

RAI - Caterpillar del 17/10/2012 - Sulla sentenza del Sig. H


Ecco, appunto, la vittima. Persona non ignorata dalla criminologia, dalla psicologia, dalla sociologia e dalla storia. Soggetto della vittimologia, dell’antropologia e della filosofia. In tempi relativamente recenti portata concretamente al centro dell’agenda pubblica dalle teoriche della mediazione e delle prassi riparative, così come - in altro verso - dai movimenti civici di solidarietà attiva nati per reazione ai fenomeni della criminalità organizzata più feroce, pur tuttavia la vittima resta fuori dal momento emotivamente intenso e prezioso dell’incontro con l’Istituzione che raccoglie la denuncia.
È il momento in cui, il reato subito, da esperienza privata diviene fatto istituzionale, e perciò pubblico, con lo stigma che ne può conseguire: si pensi alle vicende della diffamazione, al partner che divulga aspetti intimi della persona oppure - e per quanto alle imprese - alle attività di violazione del segreto professionale e di impresa, alla violazione dei sistemi di sicurezza e tutela dei dati sensibili, alle attività minatorie a fini estorsivi e altro ancora. Comprensibile la poco invidiabile condizione dell’impresa i cui sistemi di sicurezza sono stati violati, del professionista cui sono state sottratte informazioni, della persona che vede diffusa la propria intimità ed il rischio che questo divenga stigma, segno caratterizzante. A danno si aggiunge la preoccupazione di un ulteriore danno.
Nel nostro ordinamento processual-penale la vittima è un attore ancillare, non determinante la legittimità del processo. Parte civile, al più con funzioni di stimolo ad una astratta efficacia del processo penale, sempre che il costo di esserci valga la pena. Eppure la vittima è l’istanza da cui prende le mosse l’indagine: prova che un vulnus al legame sociale è stato inferto; fonte usuale di notitia criminis; ordinaria precondizione della azione penale. Ecco che la vittima è presto resa muta dalla distanza, dai tempi dell’attività requirente e poi da quelli del processo e dei gradi di giudizio. Attore irrisolto, marginalmente utilizzato, salvo per le necessarie informazioni preliminari, gli resta l’eventuale umana sensibilità di un operatore della giustizia, di Polizia o PM, che lo renda in qualche modo partecipe - ma con un lavoro fuori orario, diciamo così.
Una sottovalutazione che i mezzi di informazione amplificano, perché eleggono a mostro il carnefice, perché il processo scagiona l’imputato. Mentre la vittima resta sullo sfondo, riferimento remoto della scena pubblica.
Al contrario, calco della potenzialità dell’informatica usata per operare il raggiro, nei forum, nelle mailing list, nei social network, la vittima dà voce alla propria frustrazione di attore dimenticato: gabbato prima, inoperoso poi, soggetto pubblico eppure solo. Informali gruppi di self-help costituiscono opinione pubblica organizzata, critica istituzionale e solidarietà civica. Reti di pari restituiscono indicazioni utili, formazione, riconoscimento e solidarietà. Partecipando, rispecchiandosi in altre vittime, la vittima diventa meno sola, meno inadeguata, socialmente riconosciuta.
Vale la pena spendere una riflessione su questa capacità della rete di essere luogo di vaccini e contro-reazioni efficaci. A Milano ci stiamo provando, pensiero in divenire.
Questo aspetto, il vuoto pneumatico che intercorre tra l’essere stato costituito come vittima e la formalizzazione di un processo di là da venire, è un tempo che potrebbe rivelarsi prezioso per le istituzioni e per la vittima.
Anche con atti semplici, anche con atti indiretti. Le "Direttive milanesi" […] in tal senso già lavorano. Invitano gli Ufficiali di PG, all’atto del primo contatto, ad illustrare alla vittima con miglior dettaglio alcuni aspetti procedurali, ne promuovono un ruolo più attivo, per esempio nel reperimento dei primi elementi suscettibili di divenire prova o delle tracce da cui muovere l’indagine. Allo stesso modo altre idee sono allo studio: atti di riconoscimento e riparazione verso le vittime; coinvolgimento di Enti pubblici per una più mirata prevenzione, partners di processi formativi indirizzati al personale di Polizia Giudiziaria ed al pubblico; giacimenti di informazione di pronto impiego formativo rivolte a figure adulte con ruoli educativi, a tutela da un uso aggressivo, malevolo, di Internet; la riflessione se non possa essere pensato un impegno diretto degli organi ispettivi nei forum che spontaneamente si creano attorno ad un truffato (bizzarro pensare ad un "agente del thread" palese? Sorta di evoluzione telematica del poliziotto di quartiere, figura poi non così lontana dagli impegni istituzionali che hanno la forma dei siti istituzionali informativi); incontri nelle scuole e riflessione progettuale sugli investimenti notevoli che le Istituzioni, tutte, fanno per svolgere una azione – peraltro dovuta - di informazione rivolta al pubblico… e, ancora, perché non pensare ad un coinvolgimento del terzo settore e delle associazioni che a vario titolo si occupano delle vittime, non escluse le associazioni di tutela dei consumatori?

(tratto da: Francesco Cajani, Davide D’Agostino, Walter Vannini , "Di necessità, virtù": appunti per una strategia globale al contrasto del cybercrime. l’esperienza del pool reati informatici della Procura di Milano", in IISFA MEMBERBOOK 2012, EXPERTA, pp. 11 e ss)


Ultimo aggiornamento 30 gennaio 2018
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